I miei vent'anni by Helga Schneider

I miei vent'anni by Helga Schneider

autore:Helga Schneider [Schneider, Helga]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, General
ISBN: 9788867154531
Google: yhZpyjrrqrIC
editore: Salani
pubblicato: 2013-03-26T23:00:00+00:00


12

Cominciò l’avventura del Kellertheater.

Entravo nel vecchio palazzo dalla piazza Fleischmarkt e scendevo una ripida scala di legno. Giunta nel piccolo camerino appendevo il cappotto al gancio sulla porta, mi sedevo al tavolo da trucco e da quel momento mi lasciavo assorbire dall’atmosfera magica del teatro.

Mi piaceva la sala: dimensioni ridotte, centocinquanta spettatori seduti, ma il palcoscenico era abbastanza profondo e l’apparato luci in buono stato.

Il ricavo dei biglietti andava a un comitato di sostenitori che copriva le nude spese di gestione, denaro per gli attori non ne rimaneva. Il pubblico era di tutte le età, spesso attirato dal passaparola o dalla mera curiosità.

Cinque elementi componevano la compagnia: la prima e la seconda attrice, il primo e il secondo attore e un jolly che durante la rappresentazione doveva cambiarsi di costume tre volte.

Il primo attore si chiamava Boris, trentatré anni, nato a Kiev da padre russo e madre tedesca. Era l’autore della sceneggiatura che metteva a nudo le pecche della società post-bellica ottusa e ipocritamente conformista.

Carattere difficile, quello di Boris: scostante, quasi inavvicinabile, a eccezione di quando si trovava sul palco. Allora offriva tutto di sé ai compagni di scena e al pubblico. Ma appena calava il sipario ritraeva antenne e tentacoli come una chiocciola che, dopo essersi esposta per un attimo al mondo, rientra nel suo guscio.

Il privilegio di essere la prima attrice mi derivava dal fatto di aver frequentato la scuola di teatro, seppure non conseguendo il diploma, mentre la seconda, dotata di innegabile talento, proveniva dalla filodrammatica.

L’antagonista di Boris era un ragazzo bellissimo, un Sigfrido dai capelli neri, e insopportabilmente pieno di sé.

Il mio ruolo era quello di una moglie nevrotica che nei ripetuti tradimenti, spesso volgarmente occasionali, cercava una compensazione alla sua vita matrimoniale stantia e destinata a restare senza prole a causa di una malattia genetica del marito, ignorata da lei al momento delle nozze.

La parte era impegnativa. Durante le prime prove avevo temuto di non esserne all’altezza, anche perché nel testo originale il personaggio aveva dieci anni in più.

Quel giorno Vienna era stata sorpresa da una violenta nevicata. Mentre aspettavamo il tram, Siegfried e io gelammo fino alle ossa. Finalmente arrivò ed era stracolmo. Salimmo a fatica e con ancor più fatica scendemmo alla Schwedenplatz. Da lì proseguimmo a piedi verso il Graben, dove in un piccolo café consumammo una modesta prima colazione. In seguito accompagnai l’amico all’agenzia di collocamento dello spettacolo, dove si era iscritto di recente. Siegfried sperava di trovare lavoro come comparsa in uno dei film che in quel periodo stavano girando a Vienna.

Accennai alle panche poste contro le pareti: «Ti aspetto là».

Ma appena seduta fui avvicinata da un uomo che indossava un soprabito grigio con il collo di astrakan. Era un agente di artisti che si esibivano nel varietà, nel cabaret o nei night club.

«Lei ha una buona voce radiofonica» esordì, «l’ho sentita parlare con il suo amico. Ho orecchio per queste cose. Vuol fare un provino alla radio pubblica di Vienna?»

«Radio?» ripetei, stupita.

«Come lettrice del notiziario. È un mestiere interessante ed è pagato bene».



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